BRUCE SPRINGSTEEN
BRUCE SPRINGSTEEN
di Maurizio Bianchini

I believe in the love you gave me
I believe in the hope that can save me
I believe in the faith
And I pray that someday it may rise me
Above this badlands

CONOSCO ABBASTANZA bene la storia. Ero nella pattuglia di ardimentosi che hanno dato battaglia, fin dalla fine degli anni Settanta, per far conoscere Bruce Springsteen agli appassionati di rock del nostro paese. Ricordo con nostalgia di reduce i vecchi commilitoni: Stefano Mannucci, Ermanno Labianca, Massimo Cotto… e mi scusino quelli che ho dimenticato, ma a una certa età i nomi scivolano dalla mente come la sabbia dalle dita. Ricordo l’entusiasmo da neofiti con cui, per anni, abbiamo fatto opera di evangelizzazione. Ricordo di aver tradotto (male) un paio dei suoi album, con l’inglese fai-da-te e lo sprezzo del pericolo fornito dalle sue canzoni. Ricordo di aver sperimentato la sindrome di Stendhal ascoltandone una sua canzone, Badlands e non osservando un capolavoro della pittura rinascimentale. Ricordo le mille chiacchiere scambiate con i lettori del Mucchio Selvaggio, gli ascoltatori di Stereonotte, le persone che incontravo girando l’Italia per parlare del nostro credo (e visto che ci sono pago anche un credito, vecchio di trent’anni: mi avete fatto conoscere voi più cose a me di quante ne abbia fatte conoscere io a voi: grazie). Ricordo di aver pensato, come tanti, sentendomi parte di un’avventura esaltante, che l’uomo di Freehold, New Jersey, lo stato forse meno rock degli Stati Uniti dopo la Florida e lo Utah, avrebbe reso davvero il Rock la voce del vero sentire, una promessa mantenuta, una versione praticabile del cambiamento che il Sessantotto aveva promesso e tradito in fretta, ansioso di perdersi dietro le sue cupe ossessioni di revanscismo sociale e suoi miti rivoluzionari ottocenteschi.
Ma cosa ha trasformato tanti giovani avidi di conoscere e di provare in corifei del nuovo credo, e proprio quando il Rock aveva svoltato già verso il mainstream, il sex-and-drugs, il pop senza nerbo, la fusion senz’anima, la perversione metal, l’insurrezione punk? […]

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