20 ESSENTIALS: Techno 1991-1995
20 ESSENTIALS: Techno 1991-1995
di Christian Zingales con Luca Galli

[nell'immagine: Jeff Mills]


In UK come in Germania, in Giappone come in Olanda, a Roma e a New York, nei primi anni ’90 la techno diventa un fiammeggiante florilegio freeform, legato a nessuna formula prestabilita se non la sperimentazione viscerale con le macchine, l’urgenza di scolpire carnali visioni tecnologiche. Mood generale dark, con le tessiture che si fanno sempre più dure ed abrasive. Dominano etichette come Underground Resistance e Plus 8, prima dell’accelerazione drammatica che culminerà nel 1995, un rush scandito dalle produzioni degli ex UR Jeff Mills e Robert Hood, ognuno con una propria etichetta, Axis e M-Plant, ognuno autore di una spiritata interpretazione minimalistica della techno, il primo con pezzi metallici e furiosi, il secondo in una straniante ma non meno intensa astrazione, o dalle visionarie odissee techno dub della berlinese Basic Channel. È un climax insieme formale e contenutistico del genere, che dopo il ’95 continuerà come tale, esaurendo la sua funzione di linguaggio. Qualcosa che nel decennio in cui si compie è riuscito con la sua plumbea malia a traghettarci verso il ventunesimo secolo, ad avvertirci di uno dei passaggi temporali più dinamici e affascinanti della storia, la transizione umana attraverso la grande ondata tecnologica. Negli ultimi quasi trent’anni, di quell’oscuro, deflagrante oggetto, è rimasta solo la forma e non il contenuto. Che comunque non è poco: tuttora un pezzo techno è qualcosa che può staccare esteticamente (non sempre succede) con tutto. Ma la storia della techno è tutta in quel decennio tra il 1985 e il 1995, che abbiamo ripercorso attraverso le due puntate di questo Essentials, cercando di identificare, tra le tonnellate di materiale classico, le pietre miliari che meglio raccontano gli snodi stilistici del periodo. Tante rientrano nella categoria dei grandi inni che subito raccolsero l’entusiasmo degli adepti del genere, qualcuna più sommersa e di culto ma capace nel tempo di rivendicare tutta la sua importanza. Alla base la matrice detroitiana e la possibilità di declinarla di fuori, in una continua trasformazione, incrociando compattezza delle radici e libertà espressiva. […]

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