Beth Gibbons
Beth Gibbons
di Diego Palazzo & Marco Sideri

“Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni di là con noi dai...” e io: “…Andate, andate, vi raggiungo dopo...” Vengo! Ci vediamo là… No, non mi va, non vengo, no.” [Nanni Moretti, “Ecce Bombo”, 1978]


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Basta giusto un poco di sociologia posticcia per concordare che viviamo in una società di immagini e promozione personale. Senza pretese di teorizzare, basta fare la somma algebrica di fotografie, video, promozioni, auto-promozioni e social-simulacri che produciamo e subiamo ogni giorno (ora) per concludere che mettersi in mostra è la chiave di lettura per tanta produzione culturale degli ultimi trent’anni. Siano i 15 minuti di celebrità warholiani o gli imperi necessariamente posticci degli influencer, esserci vuol dire essere visti. Prima della promozione-fai-da-te dei social l’immagine di un artista era gestita da macchine promozionali più o meno complesse; fin da quando la musica è registrata, però, c’è un simulacro di immagine che la accompagna. Esisterebbe Elvis senza il ciuffo e l’ancheggiamento? Forse ma non sarebbe Elvis.
Beth Gibbons è uno dei rari casi in cui l’immagine personale, semplicemente, non esiste. E non perché il suo volto sia misterioso, ignoto o mascherato (i Residents, i Daft Punk, Liberato): quello che manca, volutamente, dal cammino di BG è un’immagine pubblica, un santino da affiancare agli accordi per farsi ricordare. Nei sette dischi circa (l’ottavo atterra oggi ed è recensito su questo numero) che l’hanno vista al microfono non troviamo una foto di Beth che sia a fuoco, che la inquadri in modo compito, che, insomma, possa funzionare da biglietto da visita. Le, poche, foto sono sfocate, in bianco e nero e insomma casuali: per la copertina di Out Of Season del 2002 Beth è frizzata in un’espressione unica (occhi socchiusi, bocca semi aperta) che, con ogni probabilità, molti oggi cancellerebbero con un moto veloce del pollice dallo schermo del proprio smartphone, per passare alla successiva. […]

[nell'immagine: Beth Gibbons, foto di Netti Habel]

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