Cinema italiano recente
Cinema italiano recente
di Alberto Pezzotta

[Nell’immagine: Sicilian Ghost Story]

Il 2017, probabilmente, segna il definitivo divario tra discorso sul cinema (che comprende anche la critica) e realtà economica e sociale del cinema. In ciò il cinema italiano è un banco di prova e un osservatorio privilegiato. I film remunerativi, che cioè incassano più di quanto sono costati, sono rarissimi. Tre su cento? I film, da tempo, si girano per altri motivi che per fare soldi. Ma il discorso sarebbe troppo lungo e partiamo da qualcosa di concreto, per cercare di capire di cosa parlare quando si parla di cinema (italiano), prima del silenzio.
Per esempio, vediamo cosa si può dire di Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza che, selezionato come film d’apertura alla Semaine de la Critique a Cannes, è stato accolto con un certo clamore mediatico. I geniali registi di Salvo, tra i pochi in Italia a puntare su un cinema-cinema (come si diceva trent’anni fa) che fa a meno della zavorra della sceneggiatura (chissà poi perché dovrebbe essere una zavorra... o meglio, so benissimo perché, ma ancora una volta non posso farla troppo lunga) e che restituisce all’immagine e al sonoro il loro primato – i due geniali registi, dicevo, questa volta sono alle prese con una storia che parte dalla cronaca nera (l’equazione Sicilia–mafia) e prende tangenti horror, gotiche, paranormali e lynchiane (la ragazza in contatto telepatico col ragazzo rapito dai mafiosi). Con finale tragico (è ispirato dalla storia vera del povero Giuseppe Di Matteo) e sottofinale consolatorio (la vita continua). Bene: un film così, in sala, ha incassato cifre desolanti. […]

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