Dante Virgili
Dante Virgili
di Fabio Donalisio

“Noi proclameremo la distruzione. Perché, ancora una volta, questa piccola idea è così affascinante? Verrà un tale sconquasso, come il mondo non l'ha finora veduto.”

Le storie dei libri, e di chi li ha scritti, sono storie noiose. Quasi tutte. Il che fa sorgere subito due considerazioni che lasceremo immediatamente da parte: uno, chiedersi perché una buona parte delle “storie” odierne ha per protagonisti scrittori; due, considerare che il nostro “mestiere di scriverne” sia in buona sostanza parassitario; corollario: accettare di buon grado il secondo assunto come inevitabile (e magari avvicinarsi all'asintoto del silenzio per pudori progressivi), evitare i romanzi afferenti al primo come la peste. Ogni tutto ha sempre il suo quasi, però. E qui vorremmo accennare alla storia di un libro che si avvicina alla terza vita, spesa per lo più in semi-clandestinità. Un libro che ha suscitato, nei pochi che l'hanno letto, un subitaneo pregiudizio di legittimità, la domanda ultima sulla liceità della propria esistenza. Questo libro si chiama La distruzione, porta in esergo la citazione dai Demoni di Dostoevskij che avete letto poche righe fa. Fu pubblicato da Mondadori nel 1970. È stato ripubblicato da peQuod nel 2003. Ha circolato per qualche tempo in un'edizione privata-pirata (Offtopic, 2015). Sta per essere ripubblicato dal Saggiatore. L'ha scritto un tale Dante Virgili, nome vero che sa di pseudonimo. Perché la realtà supera sempre la fantasia. Antonio Franchini, a lungo editor della narrativa italiana di Mondadori (da poco è passato a Giunti), l'ha raccontata, con dovizia di particolari, quella storia, in un libro, Cronaca della fine, uscito per Marsilio nel 2003. E forse, per una volta, la storia del libro è meglio del libro stesso. Non a caso Franchini è buona penna in proprio. Ci appoggiamo alla sua Cronaca, per provare a farvi capire di cosa stiamo parlando. Cominciamo proprio dal risvolto della prima edizione. Preghiamo di fare attenzione alla data e al contesto. Siamo in Italia, nel 1970. E il marchio sulla copertina è quello dell'editore che si avviava a detenere il monopolio, oggi compiuto, sull'editoria di questo paese. […]

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