David Bowie
David Bowie
Christian Zingales

Torna BOWIE! Torniamo a parlare di “European canon” e “European cannon”?

“I remember/ all these moments/ lost in wonder/ that we’ll never find again” (A Song For Europe, Roxy Music)


È MORTO BOWIE. Bowie è morto quando è diventato il più grande artista pop di sempre. Era il 1976 e a Berlino c’era il Muro. Oggi il suo ologramma da morto sfila come un carro allegorico nel video di Where Are We Now?, la canzone più importante di oggi, per la sua inaspettata storicità, tanto importante perché dopo anni ci riporta integro, vivo, quel canone europeo (e spara ancora quel cannone europeo), il registro che legò molti di noi al rock’n’roll permettendoci di vivere le ultime stagioni dell’emotività e di decodificare attraverso un filtro di avventuroso, familiare romanticismo l’identità originaria del rock, quella americana. Un pezzo che ci colpisce così tanto perché svela, in una struggente presa di coscienza della mortalità, nella rassegna funeraria di quella Berlino dove Bowie respirava con la Storia, il senso profondo del canone europeo, una tonalità di nostalgia. Una nostalgia lontana dall’autocommiserazione, semmai elettrizzante, tutt’uno con la creatività e l’idea di futuro. Un brivido che rimanda ad epoche auree ed epopee peraltro già disperse nel vento gelido dei ’90 e che negli ultimi anni abbiamo provato così forte solo in un disco americano ma intriso di europeismo fino al midollo, “Lulù” di Lou Reed e Metallica. Ovviamente una scossa forte l’ha data il colpo di teatro di Bowie, che dopo dieci anni dall’ultimo album e nove dall’angioplastica a cui seguì un allontanamento dalle scene che diede vita ad illazioni e iatture, è riuscito a tenere segreta per ben due di anni la lavorazione del nuovo album “The Next Day”, sbaragliando ogni statistica se si considera che le persone a conoscenza della cosa saranno state nell’ordine delle centinaia, tra musicisti, discografici e limitrofi di ogni sorta, riuscendo quindi nel miracolo di riesumare quel senso dell’inaspettato che era una volta il motivo di vita per chiunque vivesse di musica e che Internet inevitabilmente ha finito per sopprimere. Il fatto che Bowie sia stato più forte di Internet evoca qualcosa che è da rimandare a forze arcane e soprannaturali. […]


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