di Marco Sideri

Warren Ellis, Mick Turner e Jim White sono dei solisti. Non nel senso carismatico e glamour delle copertine: anzi, rifuggono moderatamente i riflettori e hanno attraversato oltre trent’anni di musica un tempo nota come indipendente in modo tutto sommato anonimo. Neppure sono solisti nel senso serioso e virtuoso dei primattori: la loro musica è irrimediabilmente non convenzionale; gli strumenti (il violino per Warren, la chitarra per Mick, i tamburi per Jim) non suonano come dovrebbero; sono suoni a macchie, indisciplinati e testardamente unici. I Dirty Three sono solisti proprio in quanto persi nel proprio strumento: riconosceresti quel violino, quella chitarra e quei tamburi tra tutti i violini, le chitarre e i tamburi del mondo; e quando sono insieme, per quella che non si può definire che coincidenza, restano sé stessi, non si muovono di un millimetro per farsi spazio a vicenda, eppure, in qualche modo, si trascendono. E diventano altro restando solisti. Diventano, per rubare una definizione pseudoscientifica, operazione tanto di moda in questo mondo post pandemico, sé stessi al quadrato. Anzi, di più: al cubo. […]

…segue per 6 pagine nel numero 318 di Blow Up, novembre 2024

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