Don't Skip Intro: le musiche delle sigle di serie TV pt.1
Don't Skip Intro: le musiche delle sigle di serie TV pt.1
di Marco Giappichini
Breviario sulle musiche delle sigle di serie TV: lunghe o cortissime, ampollose o minimali, exotiche o indie-rock, d’autore o meno… Alcune sigle musicali di SerieTv fanno parte oggi - nel bene o nel male, di diritto o meno - dell’immaginario collettivo di intere generazioni. A più di settant’anni dalla nascita della serialità televisiva, facciamo un piccolo ripasso delle “canzoni introduttive” più significative del piccolo schermo.
CHE MONDO sarebbe stato e che infanzia avremmo avuto se il famoso “‘tasto” Skip Intro, oggi presente in tutte le piattaforme di streaming, avesse fatto la sua comparsa sui nostri piccoli (ma non ancora piccolissimi) schermi Mivar durante la nostra infanzia o la nostra adolescenza? Come nell’episodio di La pulsantiera, contenuto nella prima stagione di “Ai confini della Realtà”, avremmo premuto quel tasto? E con quale esito per la nostra vita futura? Forse saremmo cresciuti meglio saltando a piè pari le sigle dei “Looney Toones” o quelle cantate da Cristina D’Avena? Magari se avessimo skippato le intro dei nostri telefilm preferiti, oggi esisterebbe una generazione di boomer meno nostalgica e più al passo coi tempi o magari una generazione X che non brancola così profondamente nel buio? Magari meno nostalgica anch’essa? Chissà. Fatto sta che ci sono state almeno 3 o 4 generazioni che il problema non se lo sono mai posto perché il tubo catodico all’epoca non ammetteva repliche: se vuoi vedere “MacGyver” o i due “CHIPS”, prima è obbligatorio sorbirsi tutte le pubblicità del mondo (e a quello oggi, se non paghiamo il plus di euro aggiuntivi alla tua piattaforma preferita, pare essere tornati..) e poi, soprattutto, ingurgitare sine fine la sigla in silenzio (senza poter perdere tempo col telefonino, per giunta). Per ogni dannatissimo episodio. Lunga, corta, bella, brutta. Con un montaggio dinamico delle migliori scene della serie oppure con immagini realizzate ad hoc. Non importa. Ma la pazienza, quella pazienza, quella cosa che forse la gen z oggi non sa nemmeno dove sia di casa, ha dato anche i suoi buoni frutti. Forse. E oggi, quando ci facciamo una bella doccia, il refrain di “Supercar”, dopo averlo ascoltato milioni di volte, fa ancora capolino nel nostro subconscio ed è sempre piacevole fischiettarlo nuovamente. E quel bassone che spingeva - caspita quel bassone se spingeva - magari ci ha forse predisposto (in un futuro allora prossimo) ad amare tutto il big beat e la dubstep a venire. Chi mai può negare il contrario? […]
…segue per 10 pagine nel numero 324 di Blow Up, maggio 2025
• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#324) al costo di 12 euro (spese postali incluse) e vi verrà spedito immediatamente come ‘piego di libri’ (chi desidera una spedizione rapida ci contatti via email).
• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: non perderete neanche uno dei numeri pubblicati perché in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale vi faremo una seconda spedizione e riceverete a casa i quattro libri della collana trimestrale Director’s Cut il mese stesso della loro uscita per un risparmio complessivo di 60 euro!
Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.

CHE MONDO sarebbe stato e che infanzia avremmo avuto se il famoso “‘tasto” Skip Intro, oggi presente in tutte le piattaforme di streaming, avesse fatto la sua comparsa sui nostri piccoli (ma non ancora piccolissimi) schermi Mivar durante la nostra infanzia o la nostra adolescenza? Come nell’episodio di La pulsantiera, contenuto nella prima stagione di “Ai confini della Realtà”, avremmo premuto quel tasto? E con quale esito per la nostra vita futura? Forse saremmo cresciuti meglio saltando a piè pari le sigle dei “Looney Toones” o quelle cantate da Cristina D’Avena? Magari se avessimo skippato le intro dei nostri telefilm preferiti, oggi esisterebbe una generazione di boomer meno nostalgica e più al passo coi tempi o magari una generazione X che non brancola così profondamente nel buio? Magari meno nostalgica anch’essa? Chissà. Fatto sta che ci sono state almeno 3 o 4 generazioni che il problema non se lo sono mai posto perché il tubo catodico all’epoca non ammetteva repliche: se vuoi vedere “MacGyver” o i due “CHIPS”, prima è obbligatorio sorbirsi tutte le pubblicità del mondo (e a quello oggi, se non paghiamo il plus di euro aggiuntivi alla tua piattaforma preferita, pare essere tornati..) e poi, soprattutto, ingurgitare sine fine la sigla in silenzio (senza poter perdere tempo col telefonino, per giunta). Per ogni dannatissimo episodio. Lunga, corta, bella, brutta. Con un montaggio dinamico delle migliori scene della serie oppure con immagini realizzate ad hoc. Non importa. Ma la pazienza, quella pazienza, quella cosa che forse la gen z oggi non sa nemmeno dove sia di casa, ha dato anche i suoi buoni frutti. Forse. E oggi, quando ci facciamo una bella doccia, il refrain di “Supercar”, dopo averlo ascoltato milioni di volte, fa ancora capolino nel nostro subconscio ed è sempre piacevole fischiettarlo nuovamente. E quel bassone che spingeva - caspita quel bassone se spingeva - magari ci ha forse predisposto (in un futuro allora prossimo) ad amare tutto il big beat e la dubstep a venire. Chi mai può negare il contrario? […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000