Eels
Eels
di Daniele Rosa

“La teoria quantistica ci fornisce un esempio lampante del fatto che siamo in grado di comprendere appieno una connessione anche se si può parlare di essa solo attraverso immagini e parabole”
Werner Karl Heisenberg 

Una particella atomica può muoversi nel tempo e nello spazio in una molteplicità di direzioni al tempo stesso, come fosse un’onda che si espandesse secondo un movimento sferico, e percorresse simultaneamente tutte le traiettorie possibili. Questa fondamentale regola della meccanica quantistica è apparentemente contraddetta dal problema detto “della misura”: quando interagiamo con una particella – quando cioè la misuriamo –, essa si trova sempre in un punto determinato, e non in molti. Il più radicale tentativo di soluzione di questo problema, la cui evidenza ha dato luogo a uno dei più profondi e complessi dibattiti della storia della scienza, venne portato avanti nel 1957 con una tesi di dottorato difesa a Princeton, nella quale si argomentava, su base matematica, che ogni volta che uno scienziato misura una particella si suddivide in una molteplicità di copie di se stesso, ognuna residente in un differente universo. La tesi della “interpretazione a molti mondi” venne accolta freddamente e via via screditata, soprattutto dopo che, due anni più tardi, il suo giovane autore, Hugh Everett III, fu ricevuto con scetticismo da Niels Bohr, e giudicato “uno stupido” dagli assistenti del fisico danese, premio Nobel nel 1922. Everett, abbandonata la comunità accademica in cui aveva ormai un ruolo meno che marginale, si dedicò a un’attività di consulenza strategica e militare al Pentagono che gli dette la ricchezza, ma non lo guarì da una cupa depressione che lo avrebbe condotto alla distruzione di sé e della sua famiglia. Un improvviso attacco cardiaco lo uccise nel 1982, a soli 51 anni. A trovarlo fu suo figlio minore, Mark Oliver, che all’epoca aveva 19 anni e una sorella maggiore, Elizabeth (nessuna delle due cose è più vera, almeno in questo universo), e che dieci anni dopo, con un contratto major e un paio di hit minori, avrebbe avviato la carriera che lo avrebbe reso la più improbabile e duratura pop star della sua generazione. Questa è la sua storia. […]

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