Eugenio Finardi
Eugenio Finardi
di Christian Zingales

[foto: Eugenio Finardi, foto di Roberto Masotti]

È l’inizio dei ’70 quando un giovanissimo Eugenio Finardi, madre americana e padre bergamasco, si manifesta nell’underground milanese. Sono i tempi del Pacco: “Alla batteria Ezio Malgrati detto il Malgrezio, al basso Paolo Donnarumma, io, Alberto Camerini, Donatella Bardi che stava con Alberto, principalmente litigavamo”. Anni di gavetta che porteranno a un album di debutto tagliente come pochi, “Non gettate alcun oggetto dai finestrini”, sulla mitica Cramps di Gianni Sassi. È il ’75, l’anno dopo seguirà il classico “Sugo” con Musica ribelle e il boom del più grande rocker italiano di tutti i tempi. Esce ora 2016 un cofanetto CD o vinile con tutti e 5 gli album Cramps di Eugenio rimasterizzati, “40 anni di Musica Ribelle” che porterà anche a un live milanese il 4 novembre con alcuni dei vecchi compagni di battaglia (“ci saranno senz’altro Walter Calloni e Lucio Fabbri, Hugh Bullen no perché è diventato religiosissimo, suona solo gospel”). In un pomeriggio di inizio autunno siamo nella bella casa Finardi a San Siro, calda di dischi e tanti libri, dalla letteratura americana a volumi fotografici alla appena uscita opera omnia con inediti di Andrea Pazienza: “Mi citò subito in ‘Pentothal’, poi aveva fatto il manifesto della Cramps, lo incontravamo quando andavamo a Bologna, era uno della banda”. Si parla ininterrottamente per tre ore, proseguendo anche durante una passeggiata con il cane, coinvolgendo l’adorabile suocera durante un caffè, ascoltando le tracce audio di Voglio, Musica ribelle e Extraterrestre che saranno nel box dei CD in un DVD, pronte per sentire i canali separati e volendo remixarli: “È come se dessimo alla gente una macchina del tempo, ti ritrovi lì in sala di incisione, senti i pezzi come li sentivamo noi in cuffia quando registravamo, senti i commenti alla fine dei pezzi, torni a quei giorni quando un gruppo di ragazzini faceva la storia della musica italiana bene o male”. Un ascolto pieno di sorprese, entrambi sobbalziamo: “Musica ribelle cos’è quel passaggio!? Fariselli con l’ARP, cacchio mai sentito…”. E rinnovati stupori: “Senti come divampa Voglio, senti che intesa tra gli strumenti, c’era proprio il respirare insieme, è la session, adesso sarebbe impensabile una cosa così”. E una chitarra mai sentita al mondo: “Alberto era pazzesco”. […]

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