Factory Floor
Factory Floor
di Beppe Recchia

Flashback #1 - 4 settembre 2009, Offset festival, Londra. Si fa quasi fatica a entrare nella tenda per assistere all’esibizione dei Factory Floor, band con una buona reputazione di esperti di revival post-punk ma che ha da poco assestato la propria formazione intorno al duo Gabe Gurnsey (batteria) e Dominic Butler (synth) cui si è aggiunta Nik Colk Void (voce e chitarra). La fusione tra rumore ed elettronica cerca ancora la messa a fuoco, ma in Lyin’ hanno trovato la formula assassina di drone nervoso ma robotico. Nessuno smetterà di parlare più di loro.
C'è un'ammirevole caparbietà nel modo in cui i Factory Floor hanno limitato sino a oggi le proprie uscite, dimostrando non solo un gusto impeccabile ma anche un istintivo senso della importanza della propria arte. Tra sortite in casa Blast First Petite (l’ep. “Untitled” del 2010) e Optimo ( il 12’’ Real Love ed il progetto di qualche mese fa con Peter Gordon, Beachcombing / Cside), il trio ha perfezionato, al ritmo di un brano all’anno, collaborazioni eccellenti e performance dal vivo così versatili da poter essere a proprio agio persino alla Tate Gallery, un omonimo album di debutto che finalmente viene pubblicato dalla DFA [vedi recensioni]. Le coordinate sono state già tracciate dai due singoli che l’hanno anticipato, Two Different Ways e Fall Back, con i loro beat aggressivi e martellanti, le linee di synth che si sono fatte più raffinate e monologhi robotici che l’ascoltatore scopre tanto più seducenti quanto più distanti. Oscuri e nevrotici come la loro Londra adottiva, non hanno potuto evitare paragoni con Throbbing Gristle e con Cabaret Voltaire – quasi obbligati anche per via delle collaborazioni con alcuni dei loro componenti –, perlomeno nella misura in cui i Factory Floor contribuiscono a restituire agli scenari già post-industriali una intensità ed eroticità cui è difficile resistere, ad assegnare una identità distinta da tutti gli elementi che la compongono. Non potevamo che incontrarli insieme.
Sono passati più di due anni dalla pubblicazione di Two Different Ways, il vostro primo singolo per la DFA ed il più vecchio dei brani a comparire nella scaletta dell’album. Come avete affrontato la preparazione dell’album e come mai c’è voluto così tanto tempo? [...]

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