Ian Svenonius
Ian Svenonius
di Roberto Calabro'

A leggere i suoi libri, ad ascoltare i suoi “sermoni” dal vivo o i fiumi di parole che ti scarica addosso durante le interviste non puoi fare a meno di chiederti: Ian Svenonius ci è o ci fa? È un genio o un impostore? Forse nessuna delle due cose, forse una via di mezzo. Quello di cui si ha certezza è che Ian Folke Svenonius, nato a Chicago il primo giugno del 1968, è una delle personalità più rilevanti venute fuori dalla scena indipendente americana negli ultimi trentacinque anni. Sicuramente una delle più funamboliche e affascinanti.
Il suo nome inizia a circolare alla fine degli anni Ottanta come cantante (e occasionale trombettista) dei Nation of Ulysses, formazione post-hardcore di Washington DC del giro Dischord. Nato semplicemente come Ulysses nella primavera del 1988, il gruppo si compone all’inizio, oltre che del ventenne Ian, anche di Steve Kroner alla chitarra, del bassista Steve Gamboa e di James Canty, fratello di Brendan dei Fugazi, alla batteria. Tenete a mente questi due ultimi nomi perché torneranno again & again nella storia che stiamo raccontando. Con l’ingresso di Tim Green alla seconda chitarra, un anno dopo, la band assume la sua denominazione definitiva e nel 1990 esordisce con un sette pollici pubblicato da Dischord/K contenente tre brani ancora acerbi ma che possiedono tutta la carica esplosiva del quintetto: la deragliante Sound of Young America, introdotta dalla trombettina schizoide di Ian, una Channel One Ulysses disturbante e free form e la frenetica Atom Bomb. La parte più interessante del singolo rimangono però le note di copertina in cui il gruppo definisce il proprio ruolo all’interno della scena, con le prime prese di posizione politico-situazioniste di Mr. Svenonius (e compagni). […]

…segue per 12 pagine nel numero 321 di Blow Up, febbraio 2025

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