di Stefano I. Bianchi

Libri, zero. Articoli, pochi e vecchi. Anche in rete quasi niente: qualcosa c’è - rapidi riassunti e introduzioni, scarne discografie, stralci di interviste - ma al confronto dell’abnorme quantità di materiali disponibili su qualunque idiozia si tratta di briciole. La illbient è la più illustre dimenticata delle scene elettroniche anni ‘90: schiacciata in basso dalla supremazia pop di trip hop, house e techno, relegata nell’angolo dalle sperimentazioni minimal, avant e micro, poco hype rispetto a drum’n’bass, jazztronica, big beat e downtempo. E poi travolta, come le altre, dal continuo ricambio di sottogeneri e deviazioni. Eppure, a ripensarla oggi, si trattò di una scena che produsse un bel po’ di dischi estremamente interessanti e almeno cinque o sei piccoli grandi capolavori destinati a restare solidi all’ascolto e forse più preveggenti rispetto a buona parte delle elettroniche coeve, che furono molte e spesso molto interessanti. Questo probabilmente perché la illbient fu un coacervo in cui tutte le altre coabitavano: è dalle sue mille sfaccettature che ha tratto linfa vitale quel non molto di innovativo che è arrivato nel mondo dell’elettronica anni ‘00. […]

…segue per 14 pagine nel numero 218-219 di Blow Up, in edicola a Luglio e Agosto 2016 al costo di 8 euro: speciale estivo di 180 pagine!

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