In memoriam NME
In memoriam NME
di Riccardo Bertoncelli

È morto il New Musical Express, adesso valutiamo se piangere o meno. Aveva due settimane più di me, quindi capirete il fastidio: come quando se ne va un vecchio compagno di scuola (“è mancato”, dicono i pietosi) e tu ti guardi intorno perplesso e preoccupato – fischiano le pallottole, poteva toccare a te, azzz.
Va be', sì, il NME era una rivista mentre io uno scrivano in carne e ossa, ma, insomma, ci siamo capiti. Comunque stava male da tempo e già il suo declassamento a free magazine, un paio d'anni fa, aveva lasciato intendere la brutta fine. Stava male da molto tempo, mi viene da dire rileggendone la storia, che in fondo è quella di un soggetto editoriale che ha sempre avuto una pessima salute di ferro ma a un certo punto parve muscoloso e aitante, e tutti ricordano giusto quella sfolgorante stagione. Chi siano poi i “tutti”, ora vediamo: e quanto sfolgorante quella stagione, anche. Procediamo con ordine.
Il New Musical Express era nato il 7 marzo 1952 dalle ceneri di una rivistina fondata tre anni prima a Londra, Accordion Times and Musical Express - l'accordion è la fisarmonica, potete capire. Il Melody Maker a quel punto era più che maggiorenne, essendo stato fondato nel 1926, e da subito si stabilì una rivalità, sebbene a lungo sembrò non esserci match: Melody Maker rules, punto e basta. In quella notte dei tempi non c'era ancora Elvis, i Beatles andavano alle elementari, Little Richard faceva il lavapiatti, Johnny Cash era una burba in caserma. Le riviste musicali venivano stampate su cartaccia color grigio topo che grondava inchiostro (inkies, le chiamavano) e ospitavano fondamentalmente annunci di lavoro, cercasi, offresi, oltre ad annunci di spettacoli e a manchettes pubblicitarie delle etichette discografiche che offrivano la loro fragile mercanzia – i dischi si rompevano ancora facilmente. […]

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