Jacques Brel
Jacques Brel
di Giovanni Vacca

David Bowie e Marc Almond, Nick Cave e Nirvana, Marianne Faithfull e Joan Baez, Ray Charles e John Denver, Judy Collins e Neil Diamond; e poi Liza Minnelli, Frank Sinatra, Barbara Streisand, Nina Simone, Cindy Lauper, Sting, Marlene Dietrich e perfino Julio Iglesias e Miguel Bosé. In Italia Giorgio Gaber, che ne fece un vero e proprio modello, Gino Paoli, Franco Battiato, Sergio Endrigo, Herbert Pagani, Franco Califano, Dino Sarti, Patty Pravo, Rossana Casale e infine Duilio Del Prete, che ha anche tradotto e pubblicato nel 1994, per Arcana, l’opera omnia dell’artista con l’approvazione della Fondazione Brel. Per non parlare, ovviamente, dei cantanti di lingua francese, tra cui ricordiamo almeno Juliette Gréco, Barbara, Dalida, Serge Reggiani, Julien Clerc, Sylvie Vartan la stessa Edith Piaf. Sono, tutti costoro, solo alcuni tra gli artisti che hanno ripreso le canzoni di Jacques Brel, uno dei più importanti ed incisivi autori ed interpreti della chanson française del secolo scorso. Associato sempre, quasi meccanicamente, a Georges Brassens e Léo Ferré, gli altri due grandi engagés d’oltralpe, Jacques Brel è in realtà non solo da loro molto diverso ma in assoluto, e proprio a causa della sua differenza, quello che rispetto ad essi ha lasciato il segno più profondo nella musica internazionale. Un poeta e un musicista, un incredibile performer, ma anche un attore, un uomo di teatro e di cinema: un artista di altissimo livello, insomma (anche se, come spesso accade, non privo di atteggiamenti controversi), che è giusto ricordare con lo spazio che merita a quattro decenni dalla sua scomparsa. Brel, infatti, morì il 9 ottobre 1978, a quarantanove anni, a seguito di un tumore ai polmoni ed è sepolto nelle Isole Marchesi, dove si era ritirato negli ultimi anni di vita poco dopo aver dato alle stampe un album maestoso, di luminosa bellezza, un vero e proprio testamento artistico che riepiloga tutti i temi da lui affrontati in tanti anni di carriera. E sarà proprio dai brani di questo disco uscito per la Barclay/Universal, poi arricchito da una serie di inediti pubblicati postumi, che partiremo per esplorare, a ritroso, il suo universo poetico e musicale; un universo poetico e musicale che merita di essere studiato integralmente e con attenzione. Non si può, però, comprendere la specificità e i motivi dell’enorme peso di questo grande artista se non inquadrando prima di tutto, almeno per grandi linee, il contesto in cui si affermò, quello cioè della canzone francese dei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale. […]

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