Kali Malone
Kali Malone
di Gino Dal Soler

“I giuristi romani sapevano perfettamente che cosa significhi “profanare”. Sacre o religiose erano le cose che appartenevano in qualche modo agli dèi. Come tali, esse erano sottratte al libero uso e al commercio degli uomini, non potevano essere vendute né date in pegno, cedute in usufrutto o gravate di servitù. Sacrilego era ogni atto che violasse o trasgredisse questa loro speciale indisponibilità, che le riservava esclusivamente agli dèi celesti (ed erano allora dette propriamente sacre) o inferi (in questo caso si dicevano semplicemente religiose). E se consacrare (sacrare) era il termine che designava l’uscita delle cose dalla sfera del diritto umano, profanare significava per converso restituire al libero uso degli uomini…
…l’aggettivo sacer, con un controsenso che già Freud aveva notato, significherebbe così tanto “augusto, consacrato agli dèi” che “maledetto, escluso dalla comunità”… In quanto si riferiscono a un medesimo oggetto, che deve passare dal profano al sacro e dal sacro al profano, esse devono fare i conti ogni volta con qualcosa come un residuo di profanità in ogni cosa consacrata e a un resto di sacralità presente in ogni oggetto profanato…”
[Giorgio Agamben, “Elogio della profanazione”]

Sacer profanare
è il pezzo centrale del monumentale triplo album “The Sacrificial Code” (Ideal Recordings 2019) di Kali Malone, il suo primo davvero imprescindibile, quello che la consacra, a torto o a ragione, icona della drone music suonata su altrettanto monumentali organi a canne, o se preferite pipe organ. L’organo diventa in qualche modo il suo strumento elettivo, ma anche una spasmodica ricerca che la porta a girare un po’ ovunque in Europa e nel mondo, non solo sale da concerto o prestigiosi festival: Atonal e CTM a Berlino, Le Guess Who a Utrecht, il Semibreve a Braga in Portogallo, il MIRA di Barcellona, da noi il NODE di Modena, il Robot Festival di Bologna, il Jazz is Dead di Torino, il ricercato Inner Spaces della fondazione culturale San Fedele di Milano e non da ultimo certo il Transmissions di Ravenna della cui ultima fiammante edizione 2023, è stata direttrice artistica, portando con se altri spiriti affini come Maria W. Horn, Lucy Railton, Leila Bordreuil, e suonando lei stessa in duo con l’amico Drew McDowall. Ma per Kali Malone in questi anni si sono aperte anche le porte di chiese e basiliche, piccole o imponenti come la Sagrada Familia di Barcellona, in virtù della sua abilità di accordatrice di organi, reputazione acquisita con la pazienza di un artigiano, nel corso del tempo. E si sa quale pazienza ed attenzione richieda l’accordatura di un organo a canne, dove ogni minima variazione – temperatura, altitudine, umidità dell’ambiente – ha il suo valore.

…segue per 6 pagine nel numero 311 di Blow Up, in edicola ad aprile 2024

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