Kate Bush
Kate Bush
di Giovanni Vacca

Quest’anno Kate Bush compie sessant’anni e festeggia anche il quarantesimo anniversario del suo debutto: inglese di famiglia cattolica, cantante, pianista, autrice di testi e musiche, danzatrice e mimo, a vent’anni aveva già registrato due album utilizzando le canzoni scritte nella sua adolescenza. Il suo primo singolo, Wuthering Heights, ispirato da una serie televisiva trasmessa dalla BBC tratta dal noto romanzo di Emily Brontë fu, nel 1978, un successo strepitoso. “Da dove viene? Non riesco ad immaginare, musicalmente, chi siano i suoi genitori”: queste parole di Tricky, illustrano bene lo sconcerto che la giovane artista generò alla sua apparizione nell’ambiente artistico britannico. Un pezzo come Wuthering Heights, dal suo primo album The Kick Inside, era infatti decisamente insolito nel panorama dell’epoca, diviso tra i ruggiti del post punk e il consueto, melenso pop mainstream: una lunga, melodica, frase introduttiva che si dipanava per quasi un minuto senza ripetizioni fino ad inarcarsi nel celebre refrain (“Heathcliff, it’s me I’m Cathy/I’ve come home, I’m so cold/Let me in through your window”), cantata da una voce particolarissima, con un’estensione enorme ma con un timbro che poteva anche non piacere, e accompagnata da un video superbo. Wuthering Heights rimbalzò in mezzo mondo, facendo della bellissima ventenne una star. In realtà, qualcuna che un po’ le somigliava c’era, benché oggi praticamente dimenticata: si tratta di Noosha Fox, la cantante dei Fox (gruppo inglese dei primi anni ’70 che causò qualche problema alla BBC per alcune canzoni alquanto ‘spinte’, come Georgina Bailey) che la stessa Bush riconobbe più tardi essere tra i suoi riferimenti. Certo, Noosha non aveva la complessità e la caratura artistica che lei avrebbe poi avuto, e questo esclude con certezza il sospetto di un precedente imbarazzante, ma aveva un suo fascino e un suo valore, riportando il caso a quello di una poco più che significativa influenza giovanile. […]

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