Leonardo Sciascia 2
Leonardo Sciascia 2
di Carlo Babando

Il Leonardo Sciascia che nel 1972 si rifiuta di concorrere al premio Campiello con “Il contesto”, ha già perfettamente compreso che il suo essere uomo di sinistra – ma molto distante dalle logiche di partito – lo costringerà ad un infinito contraddittorio. Non è la sua fede politica quella che parrebbe destare l’interesse e, soprattutto, le critiche della stampa schierata (a destra o dalla parte opposta in questo caso non fa molta importanza), quanto piuttosto il fatto che tale fede politica non è facilmente riconoscibile all’interno della sua opera. Non gli viene perdonato, insomma, che “Il contesto” disegni una scenografia all’interno della quale è il potere a contare, non più gli uomini. Al contrario de “Il giorno della civetta” e “A ciascuno il suo”, questa volta nulla può far scambiare il romanzo per un giallo venato di folklore: l’ambientazione siciliana troppe volte era stata strumentalizzata, anche inconsciamente, da accademici e intellettuali per disinnescare la portata dell’accusa. Con “Il contesto” lo scenario è cambiato, stravolto, sebbene il filtro delle metafore concorra a renderlo non esplicitamente diffamatorio nei confronti di quei meccanismi che i lettori, tuttavia, non faticheranno a riconoscere. Da qui l’inizio della lunga polemica che si riverbererà su molta della produzione di Sciascia negli anni seguenti, concorrendo a renderne l’autore una delle voci più libere e caustiche di quanto restava della coscienza italiana. Una voce, peraltro, non disposta ad essere processata sulle colonne dei quotidiani, e tantomeno a vedersi psicanalizzare dai botta e risposta di Napoleone Colajanni e Renato Guttuso su “L’Unità”, quando quest’ultimo tenterà invano di spiegare la mancanza di fiducia dell’amico nei confronti di un sempre più dibattuto PCI. Curioso, viste le premesse, che nel 1976 Francesco Rosi deciderà di trarre persino un film da “Il contesto”, ricavandone il non troppo noto “Cadaveri eccellenti”. […]

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