Liscio romagnolo
Liscio romagnolo
di Federico Savini

NON FATE QUELLE FACCE, la questione ha un’enorme attinenza con le faccende del rock e delle musiche di cui scriviamo di solito. Chi vive lontano dalla Romagna non ne avrà colto i segnali, ma il mondo del liscio è in fase di ebollizione: non tanto gli orchestrali superstiti, che per lo più avanzano per inerzia in un limbo beatamente antistorico, ma piuttosto i musicisti più fantasiosi, gli intellettuali, gli organizzatori di eventi, i cultori delle radici, i giornalisti col vezzo nostalgico e pure qualche politico. Che sia o meno frutto di passioni brucianti, improvvisate o velleitarie, di opportunismi d’accatto o di improbabili tentativi di hype, il moltiplicarsi di iniziative che hanno per oggetto la riscoperta e forse persino il rinnovamento del liscio romagnolo andrebbero guardate con interesse anche da chi non ha mai prestato attenzione all’ossessivo zum-pà-pà delle balere. L’appassionato di musica medio, specie quello italiano, dovrebbe fare mente locale sul fatto che il Belpaese ha raramente prodotto una musica capace di veicolare un immaginario riconoscibile e carico di suggestioni della stessa forza ed efficacia del liscio romagnolo, così ingenuo eppure così imprenditoriale. Un immaginario fatto di valzer, polke e mazurke, anzitutto, e poi di balere di provincia, dancing rivieraschi, clarinetti in do, ridenti panorami da cartolina anni ’60, casolari bucolici, belle “burdele fresche e campagnole”, galli da rimorchio, imprese erotiche tra i filari delle vigne e vernacolare nostalgia di casa. Il segreto, probabilmente, è che il liscio – per chi lo guarda da fuori - è prima di tutto un immaginario, conservatore e in parte anche falsato, ma poi divenuto realmente carne e sangue di un popolo. Al tempo stesso non c’è dubbio che in Romagna si sia sviluppata una scuola musicale autoctona e solidissima.
Se aver saputo creare un’iconografia e un suono inconfondibili conta qualcosa, se averci costruito intorno un’autentica industria conta qualcosa, se la sfacciataggine di cancellare dalla memoria collettiva tutto quello che di musicale preesisteva in quella terra conta qualcosa, se aver dato una spallata agli incancreniti costumi sociali e sessuali di un intero Paese conta qualcosa, allora il liscio romagnolo non è solo il country italiano, ma forse la sola forma di musica rock che l'Italia abbia mai prodotto. […]

…segue per 16 pagine nel numero 188 di Blow Up, in edicola a Gennaio 2014 al costo di 6 euro

• Se non lo trovate in edicola potete ordinarlo direttamente dal nostro sito (BU#188) al costo di 10 euro - spese postali incluse - e vi verrà spedito immediatamente via posta prioritaria. Se lo richiedete dopo il mese di riferimento dell’uscita vi verrà spedito, come ogni altro arretrato, con il primo invio mensile di abbonamenti e arretrati.

• Il modo migliore, più rapido, sicuro ed economico per avere Blow Up è l’abbonamento: risparmiate minimo 16 euro sul prezzo di copertina e avete la certezza di non perdere neanche uno dei numeri pubblicati garantendovi tutti gli eventuali allegati e i numeri speciali; in caso di eccessivo ritardo o smarrimento postale ve lo spediremo di nuovo.

Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.
Tag: Liscio romagnolo
©2024 Blow Up magazine all rights reserved
TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000