Matteo Salvatore
Matteo Salvatore
di Giovanni Vacca

I conti con Matteo Salvatore erano ormai chiusi da tempo: lo si sapeva straordinario cantastorie pugliese, molto noto negli anni ’60 e ’70, amato da intellettuali e registi cinematografici ma incappato, nel momento di massimo successo, in una brutta storia per l’omicidio della sua compagna Adriana Fascetti (in arte Doriani). La vicenda lo tenne lontano dalle scene per qualche anno di carcere ma lo riportarono in auge la revisione del processo, l’assoluzione e la riscoperta da parte di importanti protagonisti della musica italiana che lo hanno venerato come un maestro (Pino Daniele, Vinicio Capossela, Giovanna Marini, Eugenio Bennato, per fare solo qualche nome); poi la morte, avvenuta nel 2005 nella stessa miseria dalla quale era uscito tanti anni prima: una storia degna di un bluesman, insomma, avvolta nel mito e che così veniva tramandata. Riesce invece a riaprire il caso, con competenza, coraggio e sensibilità, il giornalista e scrittore Beppe Lopez in un bellissimo libro, Matteo Salvatore L’ultimo cantastorie (pp. 265, 18 euro), appena pubblicato da Aliberti. Il volume non solo ricostruisce in maniera attenta la biografia dell’artista ma chiarisce anche, senza arretrare di fronte a niente e a nessuno, ciò che davvero accadde a Adriana Doriani, che nell’ascesa di Salvatore aveva avuto parte tutt’altro che secondaria: competenza, perché il libro non è solo molto ben scritto ma perché, oltre all’attenta ricostruzione della biografia dell’uomo, è denso di precise e pertinenti annotazioni etnomusicologiche e antropologiche che aiutano a capire da quale contesto venisse Salvatore, chi fosse realmente e cosa siano davvero certi repertori popolari italiani; coraggio, perché nulla tace sulla brutta vicenda dell’omicidio, evidenziando, con nomi e cognomi, lo strisciante lavoro di copertura e di mistificazione che fu fatto per rimuoverlo prima a livello giudiziario e poi nella memoria collettiva; sensibilità, per la partecipazione con cui racconta il triste destino di una donna che fu il capro espiatorio di una condizione esistenziale che Salvatore non seppe gestire, diviso com’era tra la fama, l’adulazione degli “amici romani” e la sua incapacità ad adattarsi a un mondo che, in fondo, non gli apparteneva. […]

…segue per 4 pagine nel numero 251 di Blow Up, in edicola ad aprile 2019

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