Melanie De Biasio
Melanie De Biasio
di Beppe Recchia

[nell'immagine: Melanie De Biasio, foto di Maël G. Lagadec]

È UN POMERIGGIO assolato di settembre a Bruxelles. La webcam puntata controluce avvolge in un’aura irreale il contorno di Mélanie De Biasio, le mani giunte spesso portate vicino al viso, e un sorriso che si fa meditabondo ad ogni domanda, quasi a cercare la giusta risposta, alternando l’inglese all’italiano e pure a qualche parola di francese. Sono appena iniziate le prove di un tour che la porterà, dopo un’assenza di anni, a rivivere sul palco le canzoni contenute nell’ottimo “Il Viaggio” (Pias 2023), il suo quinto disco, un’opera imponente per lunghezza e respiro, come giustamente sottolinea la nostra recensione sullo scorso numero, e che può considerarsi come l’apice ma anche la summa del percorso artistico e musicale della compositrice belga.
Ma andiamo con ordine. Classe 1978, madre belga e padre italiano, Mélanie De Biasio cresce circondata dalla musica (la sorella gemella Catherine è una valente bassista), si dedica al canto e al flauto traverso, e nonostante gli studi più tradizionali al Conservatoire Royale di Bruxelles, mantiene una disarmante curiosità, che la induce ad ascoltare e farsi influenzare dal rock come dal jazz. È a quest’ultimo genere che, almeno inizialmente, sembra votarsi; l’incontro con il sassofonista Steve Houben, già spalla di Chet Baker e Bill Frisell, le permette di esordire con “A Stomach Is Burning” (Igloo 2007), pubblicato solo in patria, ma non troppo difficile da reperire oggi sulle varie piattaforme di streaming. La scrittura è ispirata, magari solo un po’ reverenziale, e potrebbe anche garantirle un buon posizionamento tra le molte autrici che in quel momento si rifanno al jazz e al soul del passato, ma tra le ragioni della scelta stilistica deve annoverarsi soprattutto la brutta infezione contratta un paio d’anni prima, che le toglie per parecchi mesi la voce. […]

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