Musica per momenti: Sax alto
Musica per momenti: Sax alto
di Luca Majer

[nell'immagine: Charlie Parker]

IL SAX ALTO sta al jazz come il porco sta alla cucina emiliana: toglieteglielo e non avrà più lo stesso sapore. Questo perché si può dire che il jazz sia iniziato con cornette e clarinetti. È però noto che le cornette son diventate trombe e (sia per le difficoltà virtuosistiche implicate dal suonarle bene che per il fatto che - quando suonate bene - producono un suono netto, complessamente teso come una treccia d’acciaio eppure inequivocabilmente umano) ci son rimaste. I clarinetti no. Ammettiamolo: non si poteva pensare ad una storia del jazz fatta col clarinetto. (Conosco chi giura che il jazz si sia fermato a Sidney Bechet - e per carità Jimmy Giuffré. Ma...)
Ancia per ancia, si è invece prediletto - al suono legnoso del clarino - quello in fondo rabbioso del metallo-urlante sassofonico. Che l’aveva brevettato un belga, Antoine-Joseph Sax, ma alla fine non sapevano bene cosa farsene di quell’aggeggio in un contesto classico. Se lo filarono i negri, nel jazz.
Al sax alto ci si arriva in un balzo, perché se consideriamo i tre sax che stanno al centro della piramide aurale di questa famiglia di strumenti, il tenore fa da plaid - è la coperta o le lenzuola: vedi gli sheets of sound di Trane :-): ti avvolge in un suono troppo caldo per non piacere e non far venire i brividi. Il soprano è la farfalla che piroetta nell’etere con guizzi veloci, lieve ma splendida. Rimane l’alto: il sax per antonomasia: “uno strumento molto difficile” disse Art Pepper “e mi ha preso parecchio tempo per sentire che è il sax più espressivo”. […]

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