My Cat Is An Alien
My Cat Is An Alien
di Massimiliano Busti [con Vittore Baroni]

Torino, 1998
Due fratelli, Roberto e Maurizio Opalio. L’intimità domestica, i libri, gli oggetti, i quadri. Un nonno che regala a Roberto un libro sul cosmo in cui sin da bambino inizia a perdersi e fantasticare, una nonna che li sostiene amorevolmente nei loro sforzi, una madre che incoraggia ogni loro tentativo di sperimentare con l’arte. In casa risuona un disco dei Velvet Underground. Maurizio, che è di otto anni più giovane del fratello, ascolta e qualche anno dopo è proprio lui a voler prendere per primo in mano uno strumento musicale per esplorare un nuovo territorio. Alla chitarra elettrica sin da subito affianca effetti e delay, quasi a volerne plasmare fisicamente il suono applicando a essa le competenze acquisite nel trattamento dei materiali. Nella dimensione intima e naive di questa pratica, il tutto sarebbe dovuto rimanere impresso su cd-r destinati a uso personale o poco più se non fosse stato per l’iniziativa di inviare uno di questi cd home-made a Thurston Moore dei Sonic Youth. “Maurizio suonò tutto da solo sovrapponendo i vari strumenti con un vecchio Tascam a cassette - ricorda Roberto -. Quando la registrazione fu pronta, ci trovammo di fronte alla necessità di dare un nome al progetto e l'ispirazione giunse da una polaroid scattata al nostro gatto, in cui sembrava davvero un alieno. Io mi occupai della veste grafica del cd e prima di inviare il pacchetto a Thurston, allegai un semplice biglietto in cui avevo scritto “Grazie per aver ispirato la mia pittura”. Nient’altro.”
C’è un momento nella vita in cui tutto, evidentemente, è affidato al caso. Oppure no, ogni cosa è già scritta, negli astri o chissà dove. Fatto sta che in questo caso, ciò che poteva rimanere un gioco o l’ispirazione di un attimo si trasforma in qualcosa che cambia l’ordine delle cose e il senso dell’esistenza, perché qualche settimana dopo aver lanciato questo messaggio in bottiglia nell’immenso oceano delle possibilità, i due fratelli ricevono una telefonata dal management dei Sonic Youth che li invita ad aprire le date dei concerti italiani fissate in concomitanza con l’uscita del loro album “A Thousand Leaves”. Un fulmine a ciel sereno, che obbligava i due a confrontarsi con una realtà completamente mutata: “Nacque il problema di come riprodurre dal vivo il materiale del cd-r. Maurizio non poteva suonare tutto da solo, quindi mi chiese se potevo aiutarlo nell’impresa. Prima di allora non avevo mai preso in mano uno strumento ma mi lasciai guidare dall’ispirazione. Sin da piccolo ero stato affascinato dalle pistole spaziali giocattolo per la loro caratteristica di emettere al contempo suoni e luci, quindi ho scelto di utilizzarne qualcuna filtrandola attraverso i pick-up della chitarra e mutandone la voce con un semplice delay e un distorsore.” […]

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