Nathanael West
Nathanael West
di Gabriele Gimmelli

«Quando depone un libro di West il lettore non sa bene se abbia contemplato un incubo vivido come la realtà, o una realtà distorta fino ad assumere le sembianze dell’incubo; ma, in un caso come nell’altro, ha il senso di essersi trovato dinanzi alla descrizione di un mondo nel quale, incredibilmente, egli vive».
[Leslie Fiedler, Amore e morte nel romanzo americano, 1960]


I. Alfa e omega
Per gli amanti delle coincidenze, Francis Scott Fitzgerald e Nathanael West, l’alfa e l’omega della letteratura statunitense fra le due guerre mondiali, sono morti a sole ventiquattr’ore di distanza, tra il 21 e il 22 dicembre del 1940. Il primo ad andarsene è l’autore del Grande Gatsby: il suo fisico, già debilitato da oltre un decennio di intemperanze alcoliche, difficoltà economiche e preoccupazioni personali, non regge al secondo infarto nel giro di poche settimane. Lascia incompiuto il romanzo su Hollywood a cui aveva lavorato intensamente negli ultimi mesi di vita, e che l’amico e critico Edmund Wilson fa pubblicare nel 1941 con il titolo The Last Tycoon (Gli ultimi fuochi).
Il giorno successivo Nathanael West e Eileen McKenney, sposati da pochi mesi, stanno rientrando da una gita in Messico. All’altezza di El Centro, la Ford di West, che viaggia a una velocità più che sostenuta, manca uno stop all’incrocio fra la Highway 80 e la Route 111 e si schianta contro la Pontiac di un certo Joe Dowless. All’arrivo dei soccorsi, i tre passeggeri della Pontiac (Dowless, sua moglie e una figlia piccola) vengono estratti dalla vettura feriti ma salvi. Per West e McKenney, invece, non c’è più nulla da fare: sbalzati fuori dall’abitacolo, sono morti sul colpo. Qualcuno arriverà a supporre che la fatale distrazione di West fosse dovuta al turbamento suscitato in lui dalla notizia dell’improvvisa scomparsa di Fitzgerald. La realtà, come ha rivelato fra gli altri Marion Mead, biografa della coppia West-McKenney, era molto più banale: “Nice guy, bad driver”, aveva commentato un agente di polizia qualche tempo prima, divertito dall’estro affabulatorio di West. Non prima, però, di avergli appioppato una multa (una delle tante) per la sua guida spericolata.
La felicità nell’invenzione narrativa e un irresistibile gusto per la menzogna, d’altronde, fanno parte della leggenda di West, scrittore di culto, oscuro ed extravagante, autore di quattro romanzi che durante la sua vita vendettero, pare, poco meno di novemila copie complessive. E se Fitzgerald dichiarava di non credere nel “secondo atto” nella vita di ogni americano, sembra proprio che West, in tutti i suoi romanzi e racconti, non abbia voluto raccontare altro. […]

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