Orbital
Orbital
di Christian Zingales

Per primi furono gli americani a scompaginare la scaletta dell’album di debutto degli Orbital, pubblicandone una versione che rimpiazzava diversi pezzi con singoli e B-sides che l’avevano preceduto. Se si aggiunge che le versioni in vinile e in cassetta avevano ognuna una traccia in esclusiva, e sommiamo poi qualche inedito, remix e live avremo il totale della sontuosa edizione “Super Deluxe” quadrupla (sia CD che LP) appena pubblicata. Quel disco omonimo, ribattezzato anche “Green Album” per differenziarlo cromaticamente dal secondo, sempre omonimo, che sarebbe stato “Brown Album”, arrivava nel 1991 a consacrare un paio di anni abbandonanti in cui i fratelli Paul e Phil Hartnoll si erano affermati tra i produttori di spicco della allora nuova scena elettronica inglese. Originari di Otford, Kent, sud-est dell’Inghilterra, riconoscibili dalla testa rasata, Paul, nato nel ’68, la mano produttiva del duo, Phil, nato nel ’64, sponda creativa e supporto musicale. Imprinting differenti ma paralleli, Phil un appassionato di punk dalla prima ora, mentre Paul ha iniziato a seguire l’anarcopunk dei Crass e quello hardcore dei Dead Kennedys. “È stato un input fondamentale per l’elettronica, produrre un disco nella tua stanza, solo il punk e le etichette indipendenti hanno permesso che potesse accadere. L’attitudine punk traspare in molta musica elettronica, la possibilità di esprimersi con un suono non adulterato. Quando abbiamo iniziato a sperimentare negli anni ’80 usavamo anche chitarre, eravamo influenzati da New Order e Cabaret Voltaire, seguivamo tutto il filone industrial-funk, soprattutto band di Sheffield come Hula, Chaak and Workforce”. Quando gli chiesero tre album tre da portare su un’isola deserta dissero “Penis Envy” dei Crass, “Scott 2” di Scott Walker, “Computer World” dei Kraftwerk e vollero aggiungere come bonus un greatest hits degli Abba, titoli che rappresentano didascalicamente le coordinate estetiche degli Orbital, radici punk antagoniste, venature barocche/arty, classicità elettronica, tendenza a flirtare con il pop. Presero il nome dalla tangenziale (“orbital motorway”) londinese M25 percorsa dai ravers nei giorni del boom acid-house per andare a ballare, su suggerimento di Jazzy M aka Michael Schiniou, DJ delle radio pirata che nell’89 aprì l’etichetta Oh‑Zone con il primo singolo degli Orbital, Chime, che divenne un classico istantaneo della stagione aurea, del post second summer of love, e, nella versione del ’90 su FFRR con cui gli Hartnoll firmarono schizzò al diciassettesimo posto delle UK charts. Paul ricorda: “Lavoravo in una pizzeria a Sevenoaks, dovetti dire al boss ‘mercoledì non ci sono che devo andare a Top Of The Tops’. Chime era stata prodotta in un sottoscala della casa dei nostri genitori, su una credenza che mio padre usava come ufficio. Ci esibimmo alla BBC con delle t-shirt anti Poll Tax. Non tornai più a lavorare in pizzeria”. […]

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