Patti Smith
Patti Smith
di Christian Zingales
Evocatrice di piscio e illuminazioni, poetessa punk là dove impone la figura di una femmina cadente e santa tra rapimenti mistici e sensuali, silhouette marcia e splendente che disperde i concetti di bellezza e bruttezza in uno stregato strabismo, Patti è una non virginale Madonna che prende sulle sue ali i cascami del rock classico e li porta là in alto, in una terra delle meraviglie, dentro una land of love. Ambasciatrice estatica di freaks destinati al martirio come Pasolini e Papa Luciani, erede della vocazione sciamanica Jim Morrison style nella mise en scène della liturgia del rock’n’roll, gli occhi persi tra le suggestioni visionarie e cromatiche di William Blake e Jackson Pollock, il senso di appartenenza alla beat generation, ventenne punta New York portandosi dietro “Illuminations” di Rimbaud e poco altro. Di Rimbaud, suo nume tutelare assoluto, dirà che leggere le sue poesie è stato “il miglior sesso che abbia mai fatto”. Veniva dal New Jersey: “Ma da una parte più dura rispetto a quella dove era cresciuto Bruce Springsteen, in ogni ballo scolastico qualcuno veniva accoltellato”. Il suo primo boyfriend è un giamaicano nero e la sua prima grande passione musicale è la black music: “I miei primi ricordi sono io che cerco di armonizzare canzoni soul in fondo al bus della scuola, o che li ballo nei garage di qualcuno. A un certo punto potevo cantare i pezzi delle Ronettes meglio delle Ronettes”. Il primo approccio verso il rock bianco quando suo padre entusiasta le fa vedere i Rolling Stones all’Ed Sullivan Show. Il trasporto verso la poesia la avvicina a Bob Dylan. Poi il primo grande modello femminile, Janis Joplin. E un angelo custode come Jimi Hendrix. La quadratura del cerchio arriva vedendo i Doors dal vivo: “Jim Morrison mi fece uno strano effetto. Tutti quelli attorno a me parevano pietrificati, io invece osservavo ogni sua mossa come se mi trovassi in uno stato di fredda ipercoscienza. Ricordo quella sensazione meglio del concerto in sé. Mentre guardavo Jim Morrison, sentii che anch’io avrei potuto fare una cosa del genere. Non so dire perché mi venne da pensare così. Nella mia vita non c’era nulla che potesse lasciarmi credere che esistesse una tale possibilità, eppure mi ritrovai con quella presunzione. Nei suoi confronti provai affinità e disprezzo. Percepivo il suo imbarazzo e contemporaneamente la sua estrema fiducia di sé. Emanava un misto di bellezza e disgusto nei propri confronti, un malessere mistico, come un San Sebastiano della costa occidentale”. […]
…segue per 8 pagine nel numero 329 di Blow Up, ottobre 2025
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.

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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000