RPM: Claudio Lolli "Disoccupate le strade..."
RPM: Claudio Lolli "Disoccupate le strade..."
di Giovanni Vacca

Ripenso spesso agli anni ginnasiali e liceali della mia adolescenza, il periodo che va tra il 1977 e i primi anni ’80, perché sebbene il nostro mondo sembri completamente diverso da quello di allora (è banale anche dirlo ma è pur vero che nessuno avrebbe potuto allora immaginare i telefoni cellulari, internet o la globalizzazione…), questo prese invece forma proprio in quel periodo; in quel periodo storico, cioè, in cui l’involucro di una società cresciuta in un ventennio di industrializzazione accelerata cominciava a disfarsi sotto la pressione di linee di forze centrifughe che essa stessa aveva generato. E l’anno ‘clou’, l’anno di passaggio fra un’epoca e l’altra, fu proprio il 1977, quando un gigantesco movimento di massa, apice di tensioni che avevano agitato la gioventù italiana fin dagli anni ’60, in un momento che sembrò la vigilia di una vera e propria insurrezione, toccò un punto dietro il quale non ci sarebbe stato più niente: perché la sua tragica sconfitta finì, da un lato, nella recrudescenza del terrorismo o nella disperazione dell’eroina e, dall’altro, in una ristrutturazione sociale, economica e politica talmente profonda da aver avviato una tendenza distruttiva e antisociale che si è poi esacerbata nel tempo, arrivando fino ai nostri giorni. Allora la musica era parte costitutiva della gioventù, nel senso che aiutava a ‘costituire’ la soggettività giovanile e, per questo, la si teneva in gran conto; era parte, insomma, del romanzo di formazione di ognuno di noi e non pochi artisti (Eugenio Finardi, Gianfranco Manfredi, lo stesso De André) sul ’77 e sulle sue conseguenze scrissero pagine memorabili. Ma uno dei dischi che con più lucidità colse non pochi tratti della tragedia di quell’anno, e della svolta di un paese che si stava velocemente riorganizzando, fu Claudio Lolli con Disoccupate le strade dai sogni, un album pubblicato dall’etichetta indipendente Ultima Spiaggia, di cui quest’anno ricorre il quarantennale. […]

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