RPM: Enzo Jannacci: "Foto Ricordo"
RPM: Enzo Jannacci: "Foto Ricordo"
di Giovanni Vacca

Possiedo ancora il 45 giri di Vengo anch’io no tu no, con il suo strepitoso lato B Giovanni telegrafista: mi fu regalato quando avevo più o meno cinque anni e ricordo che lo ascoltavo a ripetizione, per ore intere, come normalmente un bambino fa con le fiabe. Jannacci mi è sempre piaciuto, mi hanno sempre colpito la sua intelligenza, la sua originalità, la sua umanità e il suo sincero impegno sociale, concreto e non solo verbale come quello di altri suoi colleghi. Nonostante ciò, la sua presenza nella mia vita è stata sempre intermittente, certamente meno ‘invasiva’ di quanto siano stati De André, Gaber, Lolli, Guccini, e poi Brassens, Brel, Ferré, per non parlare degli autori di lingua inglese, da Mac Coll a Dylan. Poi, alcuni giorni fa, vagando su YouTube mi sono imbattuto in una sua canzone che non ascoltavo da molti anni: Mario, un brano di Pino Donaggio che lui seppe magistralmente interpretare. Ho dunque ripescato l’album da cui era tratta, Foto Ricordo (uscito esattamente quarant’anni fa, nel 1979), me lo sono ascoltato più volte e mi è apparso finalmente chiaro perché Jannacci sia così particolare, perché abbia avuto una carriera altalenante, dovuta senz’altro alle sue numerose attività (prima fra tutte quella di medico) ma anche alla sua specificità; e quindi del perché, nonostante sia stato un cantautore di successo, egli sia poi rimasto nei gusti soltanto di una élite, senza essere mai realmente entrato nel cuore delle masse; nell’olimpo, cioè, di quella ristretta compagine formata dai mostri sacri della canzone d’autore ormai celebrati come dei padri della patria, oltre ogni limite di verecondia, dai media nazionali con pessimi esiti per la diffusione del senso critico e della consapevolezza storiografica: troppo sottile la sua provocazione, troppo eversiva, se percepita pienamente, la sua proposta, troppo disturbante la sua figura, sebbene mascherata dalla sua immediatezza e da una naturale simpatia. […]

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