Sad Lovers & Giants
Sad Lovers & Giants
di Paolo Bertoni

Tra le strade di Rickmansworth, ventimila abitanti, cinque miglia da Watford, Sad Lovers & Giants si compattano falange romantica. Il 23 febbraio dell’81, al locale Watersmeet, si esibiscono per la prima volta con la sigla che ha sostituito The Traumatics, passando così repentinamente da un nome da punk band fuori tempo massimo ad uno esemplarmente wave, elevante l’inesprimibile topos del triste amare a manifesto esistenziale di un’era. Virata necessaria, lo testimoniano SAS e 50:50, la seconda rimarrà nel repertorio, presenti sul sampler in cassetta “Bouquet Of Barbed Wire” della Dead Hedgehog Enterprises, poiché l’appellativo scarsamente aderisce ai contenuti, sia pur grezzi, proposti dal quartetto costituito da Tristan Garel-Funk alla chitarra, Steve Carter al basso, presto sostituito da Cliff Silver, David Wood a sax e tastiere, Nigel Pollard alla batteria. Punto debole il ruolo non definito nel cantato, presto sanato con l’arrivo di Garce Allard, un innamorato de ‘La terra desolata’ di Eliot ed imbottito di Sartre, Huxley, Kafka. Tra le poche apparizioni di Traumatics, una partecipazione clamorosamente fuori tema ad un contest pub rock, un paio di date al 101 Club, che non è quello di Oxford Street, ma è più a sud, a Clapham, una a supporto delle stelle mancate Fay Ray, che pur avvalendosi del produttore storico di Police e Banshees, Nigel Gray, non andarono da nessuna parte. A maggio è pronto il primo singolo di Sad Lovers & Giants, registrato ai Pet Sounds, piccolo studio nel seminterrato di un negozio d’animali a Kennington, ancora South London, un 7” con tre brani raccolti con il titolo di ‘Clé’. Imagination è post-punk romantico che fugge dalla realtà e si reclude tra le mura della propria sofferenza (‘but in the depth of a dream where the grass is always so green/and the sky is always blue/I’m escaping silently/I’m rejecting violently/this world for something new/ imagination/living mental isolation/imagination imagination/far from your contamination/drifting in my inner space’), When I See You è l’affannato respiro di un ostaggio d’amore in un contesto tutt’altro che lacrimevole, tra slanci arrembanti e sospensioni tastieristiche vagamente progressive (‘and when I see you/I fall helplessy in love/ when I see you/I drown slowly under waves of love/I’m tearing my heart out/I’ll give it to you’), mentre gli arpeggi e le volute sintetiche di Landslide nascondono riferimenti orwelliani affrontati con una sfoggiata noncuranza (‘so when the thought police arrive/and you want to stay alive/you can tell them where I am/I’m just lazing in the sunlight’). Quattro mesi dopo, ancora per la propria Last Movement, un secondo singolo con Colourless Dream e Things We Never Did. […]

…segue per 6 pagine nel numero 228 di Blow Up, in edicola a Maggio 2017 al costo di 6 euro

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