Sangue cattivo: Céline, Drieu La Rochelle, Japrisot
Sangue cattivo: Céline, Drieu La Rochelle, Japrisot
di Maurizio Bianchini

[nell'immagine: Céline]

1.
Dalla metà degli anni Trenta alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Francia è scossa dalla peggiore delle crisi periodiche conosciute dopo la Rivoluzione. Una congiuntura economica difficile, una pronunciata instabilità sociale e una profonda impasse politica alimentano nelle masse, protagoniste ormai della storia, una sfiducia crescente nel futuro e la conflittualità intestina ereditata dal Terrore. Alle contrapposizioni politiche si accompagna però una vivacità artistica e intellettuale senza pari: nella douce France arte e pensiero son sempre andate a braccetto con le barricate. La crisi seguita alla sconfitta nella guerra del 1870 contro la Germania, per dire, portò da un lato ai morti della Commune di Parigi, 20.000 circa, e ispirò dall’altro a un Rimbaud giovanissimo l’immagine seminale del poeta “che si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi.” (dalla lettera spedita a Paul Demeny, direttamente dalle barricate, per così dire, il 15 maggio del ’71). Che si ristampino e tornino a circolare anche da noi testi importanti ma rimossi di quella stagione, è scelta che va elogiata nel mentre impone domande e ulteriori considerazioni, su quel tempo e sul nostro. Perché ripubblicarli ora? è la prima cosa che ci si chiede. La risposta si impone da sé sola: perché il momento storico che stiamo vivendo presenta tratti molto simili con quello vissuto allora. Veniamo anche noi da una sfibrante crisi economica; da un confronto politico che rende incerto e rischioso il futuro; dall’attesa di un ‘peggio’ del quale sono dubbie solo l’entità e le forme che potrebbe assumere. Quel che manca è una presenza artistica e culturale vigorosa che nobiliti (in senso nietzschiano, non piccolo borghese) gli animal spirit delle parti in causa e non offra loro soltanto fazioni e parole d’ordine da seguire con cieca ostinazione. Si debbono risuscitare dal passato, per dare una parvenza almeno di dignità intellettuale al ‘dibattito’, voci che han parlato già, e scelto con impegno, passione, libertà di pensiero e di azione, sprezzo del pericolo, e accettazione dei rischi, dalla vita alla dannazione postuma? Su questo tornerei alla fine, per partire invece da alcune delle figure che in Francia almeno paiono aver riassunto in sé più degli altri le spinte centrifughe e le pulsioni ultime, innominabili dell’Età dei Totalitarismi – e in particolare quella che dalla cintola in su, dantescamente, tutte le domina, in un panorama livido e disfatto di speranze, promesse e aspettative tradite; rancori estremi, eroici furori e mute viltà. Il vero genio del secolo breve marchiato dall’infamia. […]

…segue per 8 pagine nel numero 249 di Blow Up, in edicola a febbraio 2019

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