Sesso e cortine di ferro
Sesso e cortine di ferro
di Maurizio Bianchini

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Se invece d’essere inchiodata alle parole e alle date dei libri di testo, la Storia fosse affidata a strumenti come i modelli altimetrici, in grado di rilevarne il movimento, il modello di vita europeo tra la metà del Settecento e l’intero Ottocento, apparirebbe come una montagna che si sbriciola sotto il peso di crepe epocali. Annunciata dal pennacchio di fumo del treno a vapore, la modernità cancella una civiltà millenaria in un tempo incredibilmente breve. E solo a partire dagli anni Trenta del Novecento, la Storia accademica si affida al modello comparativo che avrebbe consentito all’École des Annales, filiazione tarda dell’Encyclopédie illuminista aperta al dialogo tra le discipline scientifiche, di cogliere, oltre i singoli eventi, il movimento insonne e lentissimo, da bradipo, del Tempo – la durata, come fu battezzato –, in cui più delle guerre, delle paci e dei confini, hanno voce in capitolo le scoperte scientifiche, il progresso del pensiero e gli scambi fra i popoli che mutano, non percepiti, abitudini, mentalità e modi di essere. Occupandosene come un insieme di economia, società e cultura, si è consentito al nuovo mondo di prendere il posto di quello sorpassato dagli eventi. Anche Dio, un prodotto obsoleto, fu mandato al macero, ma, come dire?, non ufficialmente. Fu la Rivoluzione Francese, figlia dell’illuminismo, a ghigliottinarlo insieme al Re, sua longa manus in terra, nella madre di tutti i sommovimenti a venire.
Uscito a giugno del 1791, in pieno marasma rivoluzionario, Justine o le disavventure della virtù di De Sade, è il primo testo ad esprimere il pensiero che Dostoevskij, lettore attentissimo di De Sade, fa pronunciare da Ivan Karamazov, rivolto all’ascetico fratello Alëša: “Se Dio non esiste, tutto è allora permesso” – una frase che riecheggia diverse affermazioni di De Sade e altre ne anticipa di Nietzsche. […]


…segue per 4 pagine nel numero 321 di Blow Up, febbraio 2025

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