Shamen
Shamen
di Christian Zingales

Il viaggio ha inizio ad Aberdeen, in Scozia, nel lontano 1984. Colin Angus, dopo qualche tentativo universitario tra biochimica e microbiologia, fa l’infermiere psichiatrico. La musica è il suo faro, svezzato da una dieta di psichedelia anni ’60, elettronica ’70 e post-punk ’80. Si unisce ai fratelli McKenzie negli Alone Again Or, ragione sociale mutuata dalla prima canzone di “Forever Changes” dei Love. Derek sta a voce e chitarra, Keith alla batteria ed è infatuato da batterie elettroniche e programmazione, Colin si muove tra tastiere e basso. Escono sulla loro All One Records con il 7 pollici Drum The Beat (In My Soul) e nel 1985 bissano dopo una scrittura con Polydor con Dream Come True, anche su 12”. Due singoli tra synth-pop e tardivi cascami new-romantic con certi incastri tra l’impianto percussivo e geometriche chitarre rock, e nei retri spiccano esperimenti premonitori, Smartie Edit e Smarter Than The Average Bear (Ursa Major), più ritmici e freeform. La Polydor li scarica presto, ma ci rimette qualche soldino. Colin e fratelli McKenzie, con il loro gruzzoletto in tasca, passano ad altro.
È Colin a dettare la linea della nuova band con la scelta del nome, The Shamen, ispirato dai rituali degli indiani d’America tra droghe psicoattive, cerimonie tribali e il carattere ancestrale della faccenda. Nell’85 esce il They May Be Right... But They’re Certainly Wrong E.P. su One Big Guitar, con la trainante Happy Days, e fino all’87 altri due singoli sulla nuova label di casa Moksha, Young Till Yesterday e Something About You, in una costruzione che sfocia nello stesso ’87 nei primi due importanti frutti shameniani, nei primi due snodi, da un lato l’album “Drop”, con l’aggiunta in line-up di Pete Stephenson alle tastiere, e dall’altro il singolo Christopher Mathew Says. L’album, prodotto da Mike Hedges, già con Associates, Cure e Siouxsie, è uno dei grandi dischi retro-psichedelici dei tardi ’80 inglesi. Ci sono Something About You, ritmica spezzata ad alta energia per una canzone che viaggia in un rush di conturbanti fascinazioni melodiche, Young ‘Till Yesterday, trilli, vibrati, movenze più ombrose ma stessa effervescenza melodica, Passing Away che affastella una chiaroscurale discorsività beat, World Theatre incrocia pezzature spanish Love e arie post-wave, Through With You fa il passaggio di energie, Where Do You Go e Happy Days ribadiscono un appeal pop, la prima in cadenze seducenti la seconda in modernismo psychey, e con la sensuale Velvet Box un percorso che guarda ai ’60 ma anche a tutta una ondata britannica ’80 tra Psychedelic Furs, Echo And The Bunnymen, Cure, I Don’t Like nugget oscura con voce filtrata, Strange Days Dream arabeggia malie psychey. […]

…segue per 8 pagine nel numero 216 di Blow Up, in edicola a Maggio 2016 al costo di 6 euro

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