Techno Losers
Techno Losers
di Stefano I. Bianchi

[nell'immagine: Parquet, foto di Oscar Fritsch]

Non ci sono collegamenti di alcun tipo tra i nomi trattati in questo articolo a eccezione dei primi due: ognuno fa da sé e lo fa in maniera molto diversa da tutti gli altri. Però la forma, che come sappiamo è anche sostanza, ci dice che appartengono tutti a una stessa grande famiglia, non foss’altro perché eticamente si assomigliano e quindi si pigliano: anche se non si rivolgono allo stesso pubblico possono piacere alla stessa categoria di ascoltatori. Il loro minimo comun denominatore è che suonano techno. Ma è una techno molto storta e poco pop, tutt’altro che IDM e niente affatto schizzinosa o hipster, molto poco attuale perché neanche hi-tech e lontana dalle vaporose fragranze dell’hardcore continuum, quindi perdente per scelta cocciuta e contraria rispetto a un presente che se si parla di ritmi dice sempre hip hop e suoi derivati. Loro invece fanno techno ruvida e ossessiva e insieme elegante e sperimentale, insomma materiale intellettuale, cioè l’esatto contrario di quel che funziona oggidì. Ecco allora che il recente “Sparkles & Mud” dei francesi Parquet (disco del mese su BU#308, gennaio 2024), inserendosi in questa medesima scia, ci dà lo spunto per ripescare dal dimenticatoio quelle che, al di là delle considerazioni preliminari e laterali, sono e restano alcune delle migliori uscite ritmiche dell’ultimo decennio. […]

…segue per 8 pagine nel numero 310 di Blow Up, in edicola a marzo 2024

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