20 ESSENTIALS: Neopsichedelia USA 1980-1990
20 ESSENTIALS: Neopsichedelia USA 1980-1990
di Roberto Municchi con Stefano I. Bianchi

Attraverso i nostri essential l’universo neo-sixties degli anni Ottanta è stato ormai servito in tutte le salse possibili e immaginabili, rendendo difficile, forse impossibile, redigere un’introduzione alla psichedelia americana del periodo senza cadere in ripetizioni. Ci proveremo cercando di riassumere in maniera sintetica almeno i passaggi basilari e di capire perché a un certo punto una discreta quantità di aspiranti giovani musicisti smette di guardare avanti e inizia a voltarsi indietro alla ricerca di stimoli per creare la propria musica invadendo le sale prove animati da un amore genuino per i suoni del passato e riportando di attualità generi come garage rock, folk rock, rock psichedelico, beat, e in alcuni casi spingendosi ancora più a ritroso verso il rockabilly e verso musiche tradizionali più antiche come il country e il blues. Corsi e ricorsi storici che nel rock trovano spesso uno dei terreni più propensi a confermarne la teoria, un settore in cui momenti di stasi a seguito di altrettanti di ribellione si sono verificati più volte. Anche negli Stati Uniti, seppure in misura minore rispetto all’Inghilterra, il passaggio del punk e della new wave ha lasciato il segno; quando però i sopracitati generi, dopo un periodo di spinte innovative, iniziano a mostrare la corda, le radici, che soprattutto nelle realtà rurali degli States sono particolarmente solide, sembrano il luogo più sicuro dove andare a rifugiarsi. Il fenomeno neo-sixties ovviamente non si limita alle realtà rurali, ma attecchisce ovunque, grandi metropoli in primis; l’esempio più esplicito - una delle scene creativamente più vivaci del periodo che si sviluppa principalmente a Los Angeles - è il cosiddetto Paisley Underground, un gruppo di persone, versatili dal punto di vista musicale ma pronte a collaborare tra loro, che scoprono negli anni Sessanta quel valore di comunità e quei riferimenti culturali ben precisi che non trovano nell’immaginario attuale. All’interno del panorama neo-sixties degli anni Ottanta, il rock psichedelico rappresenta il settore più fantasioso, quello che mette maggiormente in evidenza estro e inventiva, che si confronta al meglio coi tempi correnti, che riesce spesso a rinnovarsi e a uscire dalla staticità dello sterile revival. Recuperatori creativi di generi tradizionali che prendono spunto da uno dei periodi musicalmente più rivoluzionari dell’intera storia del rock, l’originario rock psichedelico, per creare qualcosa di diverso e ben saldo nel presente, lasciando l’ispirazione libera di creare e trascendendo la fredda contrapposizione antico/moderno, vecchio/nuovo, in quanto spesso le due cose, lo testimoniano anche i nomi che abbiamo scelto, si confondono. […]

…segue per 18 pagine nel numero 268 di Blow Up, in edicola a settembre 2020

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