Georges Simenon
Georges Simenon
di Matteo Moca

NEL 1980 SIMENON non batte a macchina da quasi dieci anni: nel 1972 ha in programma di scrivere un grande roman-roman (i romanzi-duri, quelli senza il commissario Maigret), ma una serie di impedimenti lo fermano al primo giorno della stesura e così matura in lui la decisione di smettere di essere un romanziere. In questi otto anni però Simenon non sta senza fare nulla: compone soprattutto libri intimi, autobiografici e di memorie (anche per combattere i volumi corrosivi che la sua ex-moglie sta pubblicando) preferendo però alle fatiche della battitura a macchina, le comodità di un registratore, a cui detta ciò che poi sarà trascritto dalla sua segretaria e trasmesso per la stampa: «Ho attraversato i continenti. Ho avuto – annota in Des traces de pas – quella che gli altri chiamano una vita movimentata. Ho passato le notti a ballare e a far l'amore con donne che nemmeno conoscevo. Di tutto questo non è rimasto nulla, tranne forse la capacità di assaporare intensamente ciò che sto vivendo in questo momento». Non si tratta ovviamente solo di memorie e ricordi che nulla aggiungono all'opera di questo straordinario creatore di storie e manipolatore di personaggi (a cui fa da contraltare una vita spesso oltre i limiti, soprattutto nei confronti delle donne), perché tra i libri che detta al registratore ce n'è uno particolarmente importante, Lettera a mia madre del 1974, dove Simenon muove dalla settimana passata al capezzale dalla madre morente per scriverle una lunga lettera che prova a rimettere insieme i pezzi di un'esistenza per lui sempre difficile da capire, fulminato da quel «Perché sei venuto, Georges?» che lei gli rivolge appena entra nella camera d'ospedale e che scatena nel suo animo un irresistibile desiderio di conoscenza che questa lettera prova in qualche modo a soddisfare. Ma quando nel 1980 Simenon cambia idea e sente la necessità di riprendere in mano la penna (ha sempre usato quella per affrontare il genere autobiografico), una disgrazia lo ha colpito: due anni prima la figlia venticinquenne Marie-Jo, che vive a Parigi dove desidera diventare un'attrice, più volte ricoverata in istituti psichiatrici e che aveva già tentato una volta il suicidio, si è tolta la vita sparandosi un colpo nel petto. […]

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