Rock e carcere
Rock e carcere
di Girolamo Dal Maso
[nell'immagine: Johnny Cash a Folsom]
A qualcuno non sarà sfuggita l’attenzione data da papa Francesco ai carcerati. Non è un caso che la sua ultima uscita dal Vaticano, pochi giorni prima di morire, sia stata la (si potrebbe dire usuale) visita al carcere Regina Coeli in occasione della celebrazione del Giovedì Santo (quella della lavanda dei piedi). Non è un caso nemmeno che una delle sue ultime azioni su questa terra sia stata quella di svuotare il suo conto bancario personale (200.000 €) per un progetto del carcere minorile di Casal del Marmo. In una delle foto della visita al Regina Coeli si vede il papa malconcio seduto sulla sua sedia a rotelle circondato da chi in carcere vive (detenuti e vario personale), circondato dalla sua gente, dal suo gregge. Quando, dopo qualche giorno, il papa è morto mi è venuta alla mente una canzone di un musical su San Francesco che, soprattutto tra anni 80 e 90, ha avuto grande successo (ma ce l’ha ancora, visto il successo della tournée per il suo quarantennale), quella in cui – appunto – si parla della morte del frate e della reazione suscitata, il cui titolo è E piansero i lupi nel bosco. Si sa dell’amore di Francesco (quello medievale) per tutte le creature, anche per quelle “cattive” come il lupo. La foto del Regina Coeli mi è sembrata – vista in questa prospettiva – come quella di Francesco (il papa) in mezzo ai suoi “lupi” e non credo di sbagliare scrivendo che molti di loro avranno pianto alla notizia della morte del papa. Alcuni di loro l’hanno accompagnato per l’ultimo saluto a Santa Maria Maggiore, prima della tumulazione, tra una quarantina di poveri, senza fissa dimora, migranti e persone transgender. Non è nemmeno un caso – purtroppo – che tutta questa gente sia quella che si ritrova in percentuali allucinanti (penso soprattutto a poveri, extracomunitari, tossici e malati di mente) proprio nelle carceri che sono diventate delle autentiche discariche sociali.
È a partire da queste suggestioni che ho pensato di scrivere questo articolo su rock e carcere, che non ha nessuna pretesa esaustiva, ma vuole essere solo una prima perlustrazione per cercare di rendere conto della complessità e della varietà di problematiche e storie inerenti al rapporto tra rock e carcere. Ecco, allora, tre veloci (troppo veloci) carrellate (e un excursus), la prima, più legata alla cronaca, sui personaggi del “rock e altre contaminazioni” (secondo quanto suggerisce la nostra rivista) che sono finiti in carcere, la seconda sulla musica fatta in carcere e la terza sulle canzoni che parlano di carcere e carcerati. In mezzo una piccola sortita, a mo’ di evasione, sul cinema. […]
…segue per 12 pagine nel numero 326-327 di Blow Up, luglio-agosto 2025: NUMERO DOPPIO DI 148 PAGINE!
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Ogni mese Blow Up propone monografie, interviste, articoli, indagini e riflessioni su dischi, libri, film, musicisti, autori letterari e cinematografici scritti dalle migliori penne della critica italiana.

A qualcuno non sarà sfuggita l’attenzione data da papa Francesco ai carcerati. Non è un caso che la sua ultima uscita dal Vaticano, pochi giorni prima di morire, sia stata la (si potrebbe dire usuale) visita al carcere Regina Coeli in occasione della celebrazione del Giovedì Santo (quella della lavanda dei piedi). Non è un caso nemmeno che una delle sue ultime azioni su questa terra sia stata quella di svuotare il suo conto bancario personale (200.000 €) per un progetto del carcere minorile di Casal del Marmo. In una delle foto della visita al Regina Coeli si vede il papa malconcio seduto sulla sua sedia a rotelle circondato da chi in carcere vive (detenuti e vario personale), circondato dalla sua gente, dal suo gregge. Quando, dopo qualche giorno, il papa è morto mi è venuta alla mente una canzone di un musical su San Francesco che, soprattutto tra anni 80 e 90, ha avuto grande successo (ma ce l’ha ancora, visto il successo della tournée per il suo quarantennale), quella in cui – appunto – si parla della morte del frate e della reazione suscitata, il cui titolo è E piansero i lupi nel bosco. Si sa dell’amore di Francesco (quello medievale) per tutte le creature, anche per quelle “cattive” come il lupo. La foto del Regina Coeli mi è sembrata – vista in questa prospettiva – come quella di Francesco (il papa) in mezzo ai suoi “lupi” e non credo di sbagliare scrivendo che molti di loro avranno pianto alla notizia della morte del papa. Alcuni di loro l’hanno accompagnato per l’ultimo saluto a Santa Maria Maggiore, prima della tumulazione, tra una quarantina di poveri, senza fissa dimora, migranti e persone transgender. Non è nemmeno un caso – purtroppo – che tutta questa gente sia quella che si ritrova in percentuali allucinanti (penso soprattutto a poveri, extracomunitari, tossici e malati di mente) proprio nelle carceri che sono diventate delle autentiche discariche sociali.
È a partire da queste suggestioni che ho pensato di scrivere questo articolo su rock e carcere, che non ha nessuna pretesa esaustiva, ma vuole essere solo una prima perlustrazione per cercare di rendere conto della complessità e della varietà di problematiche e storie inerenti al rapporto tra rock e carcere. Ecco, allora, tre veloci (troppo veloci) carrellate (e un excursus), la prima, più legata alla cronaca, sui personaggi del “rock e altre contaminazioni” (secondo quanto suggerisce la nostra rivista) che sono finiti in carcere, la seconda sulla musica fatta in carcere e la terza sulle canzoni che parlano di carcere e carcerati. In mezzo una piccola sortita, a mo’ di evasione, sul cinema. […]
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TUTTLE Edizioni - P.iva 01637420512 - iscrizione rea n. 127533 del 14 Gennaio 2000