RPM: The Incredible String Band "U"
RPM: The Incredible String Band "U"
di Vittore Baroni

“Devi raccontare una qualsiasi fiaba per anni, per coglierne appieno il significato, e in un certo senso la storia deve prima trovare te.” Robin Williamson

DICIAMOLO SUBITO, l'Incredible String Band non è stata solo una formazione di folk psichedelico - anzi, la band psych-folk per antonomasia, sulla base del cui lavoro definizioni di questo tipo sono state coniate - ma anche e soprattutto una visione profetica, un culto pagano condiviso, un sogno mistico ad occhi aperti coi piedi puntati nella tradizione bardico-folklorica e la testa in altri pianeti. La storia è nota e non è questa la sede per ripercorrerne le tappe, basti dire che quando nel 1965 il giovane Robin Williamson (n. 1943), lasciata la scuola per una carriera di musicista e già attivo a Glasgow nel duo country 'n' folk Clive and Robin col busker e banjoista Clive Palmer (1943-2014), incontra un amico di quest'ultimo, il chitarrista Mike Heron (n. 1942) già in gruppuscoli ispirati a Hollies e Stones, la miscela base è pronta per produrre una reazione realmente "Incredibile" (il nome del trio deriva dall'effimero Incredible Folk Club gestito da Clive, ma abbiamo rischiato che si chiamasse Fruit Jar Drinkers!): un immaginoso fondersi e avvicendarsi di musica degli Appalachi e tradizioni celtiche, country e blues, bluegrass e old time music, pop barocco e rock acido, oltre a vaudeville, filastrocche per bambini ed esotiche musiche etniche assortite, in una bizzarra "fusion" interculturale che precorre di parecchio il concetto di world music. Partito per altri lidi Palmer, Mike e Robin poi affiancati dalle rispettive compagne Rose Simpson e Christina "Licorice" McKechnie guadagnano in breve tempo, col sostegno del loro scopritore, produttore e pigmalione Joe Boyd e della prestigiosa Elektra Records, posizioni alte in classifica e attestati di stima da personalità quali Paul McCartney, Mick Jagger, Robert Plant e perfino (pare) la Regina Margaret. La band, quintessenzialmente hippie e del tutto calata nella dimensione controculturale dell'epoca (con inclinazione mistico-estatica più che edonista), riempie i folk club e poi le grandi arene attirando legioni di "beautiful people" dalle vesti floreali, un pacifico pubblico di freaks stregato dagli incantesimi provenienti dal palco ma ancor più affascinato dalla dimensione comunitaria e spirituale che la ISB sa generare e celebrare con una musica costellata di misteriose simbologie e liriche perle di saggezza. All'epoca della Summer of Love, il gruppo viene promosso con slogan quali "offrendo evidenza di magia" o "benvenuti nella famiglia" (poco prima che una Family ben più inquietante invadesse le cronache). […]

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