Zodyaco
Zodyaco
di Carlo Babando

[nella foto: Pellegrino Snichelotto / Zodyaco]

Mi rendo conto, mentre il registratore indica che la telefonata dura ormai da quasi un’ora, che l’errore è probabilmente quello di voler riconoscere una scena laddove non c’è. Capisco, al contrario, che la presunzione di partire dalla lingua napoletana per individuare un filo rosso tra artisti e suoni diversi può diventare semplicistico: pur partendo con le migliori intenzioni finisce per essere un modo comodo per riassumere il quadro generale, ma forse troppo ingenuo. Perché è vero che quando ascolti certi dischi usciti negli ultimi anni ti accorgi subito della presenza di una “componente partenopea”; però è altrettanto vero che la cifra stilistica è differente, così come gli elementi a cui questa componente viene di volta in volta accostata. Quasi come una reazione chimica insomma, sebbene le provette di un laboratorio e le manopole di un mixer non si assomiglino nemmeno un po’. Ma tracciamo un sentiero più largo e vediamo di spiegare meglio la situazione. Facciamo che nell’estate 2022 siete in vacanza e avete affittato una casa vicino al mare, con aria condizionata e televisione. Facciamo che vi state preparando per andare a cena fuori, mentre distrattamente accendete la tv su uno di quei canali dove passano a rotazione i videoclip dei brani finiti in classifica. Quale classifica? Non lo sai, ma ad un certo punto senti dei suoni inusuali per quel tipo di canale e quel tipo di classifica. Sbirci lo schermo e anche il font usato per i crediti sembra sbucato da un film di fine anni Settanta, colore compreso. Effetto pellicola che si sgrana, mentre un ragazzo vestito in giacca bianca e camicia a fantasia suona la chitarra elettrica e canta alternando italiano e napoletano. La scena cambia con gli interni di un vecchio salone da barba, e Napoleone – così si chiama il nostro eroe – tira fuori ricordi di un amore adolescenziale consumato d’estate, con “i baci lasciati ad asciugare” e un arrangiamento perfettamente in tono con i crediti iniziali di cui dicevamo poco fa. Io, tu e l’estate si intitola il pezzo. E funziona, non c’è niente da dire: peraltro, se è programmato a quell’ora, vuol dire che la platea di ascoltatori è più ampia di quanto si potrebbe pensare. O forse no, non ti interessa ma conferma la sensazione che nel 2022 certe atmosfere e certe scelte linguistiche piacciono anche al grande pubblico. Cosa significa in termini commerciali? Che Napoleone appare in televisione anche se ha all’attivo giusto una manciata di singoli usciti in digitale e nulla più, segno che si sta puntando ad allargare l’utenza senza rischiare di uscire con un disco che nessuno comprerà a meno dei soliti firmacopie strategici. Marketing spicciolo, ai tempi dello streaming e degli algoritmi con cui imbottiscono Spotify e YouTube. […]

…segue per 6 pagine nel numero 294 di Blow Up, in edicola a novembre 2022

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